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Santa Teresa d'Avila depone nei suoi scritti la traccia del reale che ha attraversato la sua straordinaria vita, in un linguaggio mistico aperto a un taglio da cui sgorga l'effetto di Verità. Il testo ripercorre le scansioni logiche del suo percorso; Teresa è "imbambolata" dall'angoscia che la stringe e la attanaglia; ma l'angoscia è, come dice Lacan, "l'affetto che non inganna", che la spinge verso il "vuoto" lì dove paga "la sua libbra di carne" per aprirsi alla domanda d'amore, per spingersi verso il "più di godimento" che Bernini ha trascritto nella sua opera.
Santa Teresa, donna del desiderio, patisce le maglie strette della chiesa-istituzione, la diffidenza e l'incredulità dei confessori, ma lei, donna del coraggio, non cede sul suo desiderio e troverà, infine, accoglienza e ascolto nei buoni padri gesuiti. Illuminata dall'Amore, "l'Amore vuole opere" dice lei, senza risorse, procede con le sue fondazioni e sempre, in un incessante transfert d'amore, trova chi, trascinato dal suo desiderio, rapito dalla sua passione, le fornisce i mezzi. Affronta viaggi pericolosi, difficili; ma nascono i suoi monasteri, cresce il suo ordine, che si richiama all'originaria tradizione dell'antico Carmelo; e in questo incessante lavoro, effetto e testimonianza d'amore, si moltiplicano le estasi, i rapimenti, i voli mistici. Grande politica, senza mai cedere sul suo desiderio, lavora gli ostacoli, gli "inciampi" e usa le sue relazioni con la grande nobiltà spagnola...
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