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Sebbene il dolore faccia parte della vita, ritrarsi da esso, ribellarsi contro il dolore proprio e altrui è una reazione istintiva, naturale, quasi inevitabile. Anche nel setting psicoanalitico, luogo per antonomasia in cui il dolore viene espresso e ascoltato, c’è un’area di dolore che rimane poco esplorata e quasi compietamente ignorata: il dolore che l’analista stesso prova per sé e per il paziente.
Collegata in modo sostanziale al dolore che il paziente porta (o che non riesce a portare) nella situazione analitica, la risposta emotiva dell’analista è clinica-mente evolutiva se egli riesce a ‘soffrire’ il dolore così inteso e a rimanere in contatto con esso.
Frutto dei risultati e delle ricerche di un gruppo di lavoro appositamente costituito, questo studio parte da un’introduzione al tema del dolore come evento psichico ed esplora le connessioni fra l’esperienza del dolore in seduta e il metodo psicoanalitico in riferimento a questioni di clinica e di tecnica. Vengono poi esaminate più nel dettaglio situazioni cliniche che riguardano bambini, adolescenti e adulti.
Daniele Biondo, psicoterapeuta, socio ordinario dell'Associazione Romana per la Psicoterapia dell'Adolescente e del Giovane Adulto (ARPAd), vicepresidente del Centro Alfredo Rampi Onlus, consulente tecnico d'ufficio del Tribunale per i Minorenni di Roma, direttore del Centro di Aggregazione Giovanile Open Rings Center.
Maria Adelaide Lupinacci è psichiatra, psicoanalista membro ordinario con funzioni di training della spi, esperta nella psicoanalisi dei bambini e degli adolescenti. Vive e lavora a Roma.
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