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In Cina e in Giappone, tradizionalmente bere una tazza di tè era un’occasione per contemplare, meditare ed elevare la mente e lo spirito. Il famoso traduttore William Scott Wilson distilla ciò che è singolare e prezioso nella cultura tradizionale del tè, ed esplora l’affascinante legame tra lo Zen e l’arte del tè. Nei secoli in cui lo Zen e l’arte di bere formalmente il tè si svilupparono sia in Cina che in Giappone, prese corpo un canone di letteratura comprendente poesie, massime, frammenti di storie Zen, o semplicemente caratteri cinesi che indicavano concetti, stati della mente o principi filosofico-religiosi.
Disposti sui rotoli appesi nelle nicchie dei templi Zen o delle sale da tè, questi testi, che potevano includere un singolo carattere o intere poesie di cinquanta caratteri, fornivano temi di contemplazione e contribuivano così all’atmosfera appropriata per bere il tè o per meditare in silenzio. Scott Wilson ha riunito e tradotto in questo testo oltre cento di queste frasi – in giapponese chiamate ichigyomono – tra le più comunemente utilizzate del migliaio o più tuttora in uso.
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