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Siamo come siamo per i geni ereditati o per il contesto sociale, culturale ed educativo in cui siamo cresciuti? Davvero le emozioni ci impediscono di riflettere e fanno sì che ci comportiamo in modo non razionale? Siamo noi a determinare la nostra identità o assumiamo un’identità che arriva dall’esterno? Il dolore fisico (tagliarsi un dito) e quello psichico (essere offesi o umiliati) sono poi così diversi?
A questi interrogativi la filosofia, le scienze sociali e la psicoanalisi hanno dato risposte diverse e spesso opposte. Non avremmo mai immaginato di poter constatare, grazie alle tecniche di indagine sul cervello, che il dolore derivante da una delusione amorosa produce delle vere e proprie ferite cerebrali. Questo libro narra come al concepimento siamo una sorta di “bozzetto” che ancor prima di uscire dal ventre materno è in relazione con il mondo circostante e con altri esseri umani e come queste relazioni, per lo più inconsapevoli, plasmino il “bozzetto” e contribuiscano a definire l’identità nostra e altrui.
Viene descritto come viviamo dentro a un continuo flusso fra esperienze e riflessione sulle esperienze e come questo flusso ci modelli e ci modifichi, poiché “quando”, “dove”, “con chi” e “come” ciascuno di noi trascorre il tempo della propria vita genera trasformazioni e questo per effetto del fatto che involontariamente siamo sempre in connessione con i nostri consimili, tanto che i comportamenti degli altri influenzano quel che noi siamo, così come i nostri contribuiscono a definire l’identità altrui rendendoci così responsabili, al di là delle nostre intenzioni, verso la società e la collettività di cui facciamo parte e di quella che lasciamo in eredità.
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