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I dieci comandamenti sono i tabù della religiosità e della coscienza, un confine posto all’individuo al solo scopo di dare un orientamento alla sua crescita interiore. E quanto più profonda è la religiosità di una cultura, di un individuo, di una classe sociale o di un popolo, tanto più netta è la percezione del disagio che è dato da quei confini dei suoi tabù, dei suoi comandamenti. E tanto più netto è, nella coscienza, lo sforzo di capire e dire quel disagio.
In Dieci obiezioni ai comandamenti, Sibaldi parla da teologo, facendosi portatore di una teologia totalmente slegata dalla religione, e provando a scardinare i rigidi schemi imposti dai comandamenti attraverso l’esegesi dei più importanti romanzi della letteratura russa. Dieci forme di obiezione ai dieci comandamenti sono adoperate qui come chiavi di lettura di alcune problematiche fondamentali della cultura russa dell’Otto e Novecento, ma soprattutto della società contemporanea.
Come profetava Tolstoj all'inizio di Anna Karenina: «Tutte le famiglie felici sono simili fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo».
Al regime sovietico ormai maturo occorreva appunto che tutte le famiglie fossero simili fra loro, dato che governare chi è a modo suo è sempre una cosa più complicata di quel che un regime dittatoriale possa permettersi. Zivago era a modo suo.
Oh, non fa nulla di politicamente pericoloso, Zivago, né prima né durante né dopo la rivoluzione e la guerra civile. Ma ama Lara. Sente e decide di amarla comunque: e questa decisione gli spalanca un romanzo immenso, retto tutto quanto da una strana e luminosa Astuzia della sorte, che da un capo all'altro della Russia combina a Zivago e a Lara incontri fatali, fatati, intrecciandone irresistibilmente e prodigiosamente i destini.
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