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Testimone dell’espansione di tre grandi potenze (Stati Uniti, Cina e Giappone), durante i suoi viaggi Tiziano Terzani (1938-2004) ha però incontrato anche un’altra Asia, caratterizzata da una saggezza radicata in culture e spiritualità non violente. L’incontro con la cultura indiana, in particolare, è stato la scintilla del suo cambiamento personale, che lo ha portato a vivere la decrescita su se stesso, nello spirito e nel comportamento.
Le sue opere educano a un convivere non violento e armonico tra le culture, e auspicano che l’uomo sia protagonista di una nuova mutazione, che lo renda più attento all’interiorità e meno attaccato alla materia, più impegnato nel suo rapporto con il prossimo e meno rapace nei confronti del resto dell’universo. Certamente il contributo di Terzani alla corrente culturale degli obbiettori della crescita e di coloro che vogliono costruire una vera società alternativa, non proviene dal gruppo degli economisti e degli eco-economisti, ma da un altro gruppo di personalità che hanno vissuto a lungo nel cosiddetto «terzo mondo» o che hanno messo in questione l’idea stessa di progresso e di sviluppo, tra cui spiccano Ivan Illich e Helena Norberg-Hodge, oltre a Serge Latouche.
Come sottolinea Gloria Germani, curatrice del volume, Terzani non ci fornisce una teorizzazione sistematica della decrescita in campo economico, ma proprio l’ampiezza del suo approccio gli permette di indicarci le strade diverse che dovremmo imboccare a livello ecologico, economico, insieme esistenziale ed eventualmente politico, per ridare un senso al nostro futuro.
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