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Come il suo compianto amico D.T. Suzuki, il monaco trappista Thomas Merton credeva che ci dovesse essere un po’ di zen in tutta l’autentica esperienza creativa e spirituale. Lo studio dello zen è il tentativo di raggiungere il fondo della pura, diretta esperienza che sta alla base di tutto il pensiero e l’attività creativi. Merton, che morì a Bangkok, in Thailandia, nel 1968, fu riconosciuto a livello internazionale come una di quelle rare personalità occidentali che si trovavano totalmente a proprio agio con l’esperienza orientale. In questa raccolta di saggi egli scrisse in merito ai complessi concetti asiatici con una schiettezza occidentale. Un motivo di questa sua capacità è che egli non aveva solamente studiato il buddismo dall’esterno, ma lo aveva compreso con empatia e viva partecipazione dall’interno - rimanendo comunque un sacerdote e un monaco trappista.
I saggi di Merton si approcciano a quest’esperienza attraverso l’arte e la filosofia giapponese (Kitaro Nishida), attraverso lo zen di Suzuki e attraverso i classici maestri zen stessi. Il dialogo tra Merton e Suzuki (“La sapienza nel vuoto”) esplora le numerose congruenze del misticismo cristiano e dello zen.
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