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Nel Colore dell’anima, Marianne Cordier dà molti consigli pratici, racconta come funzionano le sessioni di un ciclo di lezioni e come si può praticare in autonomia, parla delle problematiche esistenziali che i suoi «artisti» hanno scoperto e risolto. Se infatti è proprio un quadro quello che prende forma nel corso delle sedute, non è il «bello» dei libri di storia dell’arte il fine principale del lavoro. Dipingere per capire se stessi, individuando i nodi che gli incontri e gli eventi passati hanno prodotto nella nostra evoluzione personale, riconoscendo le varie componenti del nostro mondo interiore e lasciando finalmente andare tutto quello che ci tiene prigionieri nella gabbia della paura e della sofferenza. Questo è l’obiettivo della pittura intuitiva, una pratica che non si indirizza ai talenti del pennello, ma a chiunque sia interessato a lavorare su di sé.
Non ci sono modelli cui attenersi né riconoscimenti da ottenere: le immagini e i colori saranno lo specchio dell’anima unica e irripetibile dell’autore, che piano piano comincerà a fiorire.
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