In una stanza immersa nella penombra una donna, giunta all'autunno della vita, si muove lentamente appoggiandosi a un bastone. Intorno a lei sculture di ogni tipo. La donna le sfiora e insegue il ricordo di un uomo. Un uomo schivo, selvatico, che ha saputo rendere eterno nel legno il sentimento che li ha uniti. Ogni statua evoca un momento della vita avventurosa che hanno condiviso: le difficoltà di un'infanzia di povertà e abbandoni, l'orgoglio e la rabbia della giovinezza, e il senso di un amore che può trovare pieno compimento solamente nella trasfigurazione, nel sogno. Mauro Corona racconta la storia di un uomo coraggioso fino all'ultimo giorno, dell'amore impossibile, delle mani che conoscono il legno e la roccia, del tempo che passa e delle parole che - a volte - sono in grado di fermarlo. Compone in queste pagine il memoir di un'infanzia negata, di una vita scandita dai ritmi implacabili della natura, e insieme un canto di struggente dolcezza sulla possibilità di salvare sempre, in mezzo alla fatica di vivere, dignità, umanità e profonda tenerezza.