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Alla luce del noto verso del poeta di lingua persiana Mowlana Jalâl ud-Dîn Rûmî (1207-1273) che canta “in realtà, il ramo è giunto ad esistere in vista del frutto”, ad ognuno è stato chiesto di riconsiderare i propri incontri con esponenti viventi del sufismo, ossia con i frutti di un passato che è tutto presente. Dall’insieme dei contributi emerge un panorama fatto di paesaggi, viaggi, cibi, immagini, colloqui, impressioni ed incontri in un’area che, andando da occidente ad oriente, va dal Marocco, all’Albania, all’Etiopia, alla Siria, al Kurdistan iraniano, all’Iran, all’Asia centrale per arrivare sino in India. Il sufismo è anche, e forse soprattutto, trasmissione viva di un sapere che viene consegnato in maniera orale/aurale da maestro ad allievo, da derviscio a derviscio.
Per rendere una simile impalpabile e poco dicibile trasmissione, un approccio possibile è sembrato essere quello antropologico: il libro è infatti composto da diversi articoli tratti dalle esperienze, dai viaggi e dagli incontri sul campo (da qui il titolo) avuti da giovani studiosi italiani in discipline antropologiche, etnomusicologiche ed orientalistiche.
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