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Mentre la crisi chiude le fabbriche e gli enti pubblici, crea disoccupati, distrugge i residui dello Stato sociale e affama i nostri portafogli si resta spesso disorientati sia dal linguaggio volutamente astruso dei mass media e dei politici, sia dal girare a vuoto delle ‘proposte’ via via avanzate: per ogni passo in avanti accennato, la risposta è sempre: “dobbiamo trovare le risorse”, come a dire che si deve prendere con una mano quel che si è restituito con l’altra. Un gioco al massacro. Ma così dal debito non si uscirà mai. Decisamente in controtendenza rispetto alla cripticità con cui si è soliti affrontare queste tematiche, il libro di Claudio Moffa utilizza il linguaggio più semplice possibile per analizzare due tabù che impediscono la fuoriuscita dalla crisi: il signoraggio e il debito pubblico.
Per affrontare questi due problemi occorre presa di coscienza e coraggio politico. Varie le possibilità: - ritornare all’emissione di banconote da parte dello Stato, riattivare la Zecca per produrre denaro, Euro o Lire che dir si voglia, organizzare la ri-nazionalizzazione della Banca d’Italia.
L’alternativa facile invece è quella di illudersi che in fondo le cose vadano bene così, continuando a far finta di non sapere. Soluzione “indolore” e veloce. Ma a quel punto non ci sarebbe più nulla da dire. Leggi un brano estratto dal libro "Rompere la Gabbia" di Claudio Moffa Da qui la domanda tutto sommato valida ancora oggi: il conio e la stampa erano, e sono, semplicemente un servizio neutrale e senza ritorni per chi li esercita? La risposta è no.
Il conio e la stampa hanno infatti un costo di produzione – lavorazione del metallo o tipografica – e un valore di circolazione – quello inciso o stampato sulla moneta o sulla banconota – che in pratica non coincidono mai e la cui differenza, anzi, è andata nel tempo sempre più aumentando: nel caso delle monete d’oro, la differenza era (è) minima o comunque minore, perché l’oro ha un alto valore in sé; nel caso delle monete metalliche di altro tipo (dall’argento al rame ai nuovi metalli da conio), la differenza aumenta perché il valore della moneta è più basso; nel caso della banconota, creata in Europa nel XVII secolo sulla scia di precedenti carte di transazione ad personam, essa diventa enorme.
Pensiamo a quello che vediamo oggi: una banconota ha sovrastampato 10, 20, 50, 100, 200, 500 euro, ma il suo costo tipografico è di pochi centesimi: 3? 10? Arriviamo pure a 30 centesimi. A chi vanno dunque i restanti 9.7, 19.7, 49.7, 99.7, 199.7, 499.7 euro? A chi va il reddito da emissione monetaria, tale a partire dal momento dell’immissione sul mercato delle banconote?
Indice:
Capitolo 1 - La più grave crisi della storia dell’Europa contemporanea. Che fare? La centralità del reddito da emissione monetaria
Capitolo 2 - Sovranità monetaria privata, debito, recessione
Capitolo 3 - Obiettivo sovranità monetaria... le potenzialità di riuscita, il dibattito e gli effetti della possibile svolta
Capitolo 4 - Banche, finanza, moneta: pagine di storia
Capitolo 5 - Il “passo del gambero” di Karl Marx. Il capitale finanziario dalla centralità alla marginalizzazione. Le aporìe del III Libro de Il Capitale
Capitolo 6 - Marx e Pound, liberali e socialisti, cristiani e musulmani:la trasversalità della questione del signoraggio
Capitolo 7 - Mezzo secolo di storia: Mattei e Madoff, dall’economia-progresso all’economia speculativa
Capitolo 8 - Sindacato e Impresa, tra conflitto e alleanza conflittuale contro il capitale speculativo
Conclusioni Appendice - I Trattati europei
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