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Igor Sibaldi accompagna il lettore in un viaggio affascinante tra testi sacri, antiche culture e società alla scoperta del vero significato di Eros e Agape, smascherando molti dei grandi tabù della vita quotidiana ma soprattutto mostrando quali scenari si aprono una volta che questi tabù vengono finalmente lasciati alle proprie spalle. Una guida indispensabile per tutti coloro che desiderano approfondire cosa si cela dietro alla parola Amore.
Estratto dal libro:
[...] L'origine di amore è la parola sanscrita kama: proprio la stessa del kama-sutra. Per una legge linguistica, avviene spesso che parole sanscrite che cominciano con la «k» ricompaiano in lingue europee senza quella «k»: così il sanscrito karma (sapete tutti cos'è), in latino diventa harmonia, e poi armonia in italiano.
E kama in sanscrito significa: un desiderio sessuale intenso ed esclusivo, cioè qualcosa di molto simile al nostro concetto di eros. Dunque, quando tu usi in italiano la parola amore, stai intendendo propriamente quel tipo di desiderio: quello è il vero contenuto, la forza della parola, e di quello stai parlando, al tuo genio della lampada di Aladino. Letteralmente, io ti amo in italiano significa: Io desidero avere rapporti sessuali con te e pretendo che tu non ne abbia con nessun altro. E la conferma è che anche in latino amor indica una veemenza, una pulsione erotica. Il che fa suonare un po' insensata molta metafisica dell'amore. Pensate infatti a cosa significa, alla lettera, l'espressione italiana «amore universale». Praticamente è: «io scopo tutto».
Oppure «ama il prossimo tuo»! In latino non si diceva affatto ama proximum tuum, che sarebbe risultato scurrile, come a dire: «fatti il primo che passa»; bensì dilige proximum tuum, e diligere era l'equivalente latino di agapan. Ma che qualcosa non vada nella parola «amore» lo sentiamo anche restando all'interno della lingua italiana. Ti dicono: «ama i tuoi genitori». Già, ma se poi un bambino dice alla mamma: «io ti amo», c'è qualche probabilità che la mamma lo porti dallo psicologo. E un prete può dire che ama i suoi parrocchiani, ma se dice a un ragazzino: «sai, Giorgino, io ti amo» c'è il rischio che Giorgino lo vada a dire a un poliziotto o a un giornalista.
Dunque questa parola in italiano è meglio lasciarla da parte, parlando di agape. In altre lingue va un po' meglio. Love! All you need is love, eccetera. Qui sì, i conti tornano. Il termine inglese love ha la stessa radice di liber, latino, e significa lasciare libera una persona. Così è anche in tedesco, lieben; e in russo, lyubìt'. Sono tutti termini apparentati con liber, libertas. E anche con lubere, «far piacere a qualcuno», «far gioire qualcuno». Pensate che bello. I love you (o ich liebe dich, o ya tebyà lyublyù) vuol dire «ti agapo così tanto che a casa mia e nella mia vita puoi fare tutto quello che vuoi, purché ti faccia piacere».
Love, lieben, lyubìt' è dare questo permesso. Quelle sono traduzioni di agape. Eh sì. In compenso, nelle lingue germaniche e in russo non c'è il corrispettivo esatto del nostro amore, dell'amor latino. In qualche modo, sia qua che là qualcosa non basta. [...]
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