Con una prosa avvincente e godibile, Grant presenta casi di giver attivi in diversi settori – consulenti, avvocati, medici, ingegneri, venditori, scrittori, imprenditori, commercialisti, ma anche premi Nobel e capi di Stato –, evidenziando i tratti salienti del loro modo di agire, indicando nelle reti di rapporti i punti di qualità che fanno la differenza e spiegando come possiamo trasformarli in una strategia consapevole. Per molto tempo avete pensato al successo come una conseguenza di fattori individuali: passione, lavoro duro, talento e fortuna. E, magari, vi siete nascosti dietro un alibi diffuso (e menzognero): non si può far carriera se non si è (almeno un po’) «stronzi» e ai «buoni» è riservato – al massimo – un posto in paradiso ma non nelle classifiche dei più ricchi del mondo. Eppure nel mondo di oggi, in rapida e drammatica evoluzione, l’affermazione di sé dipende sempre più da come interagiamo con gli altri. Lo dimostra Adam Grant, giovane e brillante docente alla Wharton School, in un libro illuminante e controintuitivo.
L’autore traccia tre profili che corrispondono ad altrettanti stili di azione: il giver (colui che antepone il dare al ricevere), il matcher (colui che, nel rapporto dare-avere punta al pareggio) e il taker (colui che prende e basta). Crediamo che i vincenti appartengano a queste ultime due tipologie? A uno sguardo più attento è invece il giver a salire i gradini che conducono all’eccellenza, mentre il taker è condannato ad affondare. Più dai più hai ci costringe a ribaltare lo schema abituale, secondo cui prima bisogna arrivare all’affermazione e poi (casomai) concedere qualcosa agli altri. Il successo dell’«altruista» è unico e duraturo: non crea divisioni, conduce a un risultato pieno e senza compromessi, si riflette positivamente su chi sta attorno, si moltiplica anziché concentrarsi su una persona sola.