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Julian Assange, fondatore di Wikileaks, mette spesso in epigrafe ai suoi comunicati questa frase di Gustav Landauer, pensatore anarchico ucciso a Monaco nel 1919: "Lo Stato è una relazione sociale, una specifica modalità con cui le persone si relazionano tra di loro. Lo Stato può essere abolito solo creando nuove e diverse modalità di relazione sociale … perché lo Stato siamo noi!". Ecco un altro errore fondamentale, cioè l'idea che si possa o si debba consegnare l'anarchia al mondo, che l'anarchia sia una faccenda dell'umanità intera, che prima debba avvenire la grande resa dei conti e a seguire il regno millenario. Chi vuol donare la libertà al mondo, o meglio il proprio concetto di libertà, è un despota, non un anarchico.
L'itinerario biografico e politico di Landauer (1870-1919) attraversa tutti i grandi eventi della sua epoca, dai congressi della Seconda Internazionale, dove matura la separazione tra socialdemocrazia e anarchismo, alla Repubblica dei Consigli di Baviera, dove troverà la morte il 2 maggio 1919 barbaramente massacrato da un plotone di Guardie Bianche. Nonostante l'epoca drammatica in cui vive, Landauer è fermamente convinto che un altro mondo è non solo necessario ma anche possibile qui e ora. Così innesta nel suo pensiero politico elementi «eretici» che gli consentono di elaborare una visione originale del mutamento sociale. La rivoluzione non è più vista come un atto, ma come un processo al cui centro pone l'individuo comunitario, ovvero l'individuo impensabile come singolarità in quanto frutto delle sue relazioni con gli altri. Una concezione controcorrente che fa di Landauer un pensatore quanto mai attuale e innovativo.
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