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Jorge Luis Borges lo riteneva uno dei più grandi prosatori di lingua tedesca, e uno dei cinque autori che più lo avevano influenzato, tanto che scrisse interi racconti ispirati alla sua filosofia. Hofmannsthal lo leggeva avidamente e ne trasse ispirazione per la Lettera di Lord Chandos. James Joyce incaricò Samuel Beckett di setacciare i suoi scritti a caccia di idee all’epoca in cui lavorava al Finnegans Wake. Wittgenstein gli fu debitore per alcune profonde intuizioni. Eppure quasi nessuno si ricorda oggi di Fritz Mauthner, scrittore, giornalista e filosofo del linguaggio di origine boema che dedicò tutta la vita a una titanica impresa di demolizione. Due gli edifici da abbattere, o forse le due facce di un solo edificio: il Linguaggio e Dio. Gli dèi non sono che nomi diceva, e le parole sono le nostre tiranniche divinità. Solo liberandosi degli uni e delle altre si può accedere alla mistica pura, la mistica senza Dio, senza favole e senza teologie, senza templi e senza chierici.
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