Contro una vita sempre più uniformata e schematizzata, gli individui reagirebbero con degli sfoghi. Si tratta di momenti di sollievo, inefficaci dal punto di vista dell'evoluzione spirituale. Questi sfoghi possono essere sani, come l'attività sportiva, o apparentemente illogici e controproducenti, come l'alcol e il tabacco. In nessun caso, nota Huxley, queste forme di evasione sono finalizzate all'esperienza mistica. La mescalina sarebbe invece uno strumento migliore, meno dannoso. L'autore auspica la diffusione di droghe a minimo impatto ambientale (rispetto per esempio a alcol, tabacco e oppio che rubano spazio coltivabile ai cereali) e sociale (rispetto all'alcol pericoloso nelle strade). L'uomo ha da sempre cercato l'assunzione di droghe e l'alterazione chimica del proprio corpo. In tal senso, Huxley non solo si presenta a favore della liberalizzazione delle droghe, bensì auspica uno sforzo tecnologico e culturale significativo alla ricerca di droghe utili alla crescita spirituale della collettività.
Tale contributo delle droghe dovrebbe essere, naturalmente, strumentale a una più profonda indagine mistica. L'autore osserva come né la società né le religioni occidentali siano strutturate per fornire agli uomini un percorso spirituale, e auspica una nuova generazione di scienziati, con approccio umanistico, in grado di sviluppare tecnologia finalizzata all'accrescimento della consapevolezza e della spiritualità. Huxley critica l'importanza del sapere e delle nozioni e li pone in un gradino nettamente più basso, e conclude l'opera raccontando di Tommaso d'Aquino che, avuta verso la fine della propria vita l'estatica contemplazione, avrebbe perso ogni interesse nella conclusione del libro che stava scrivendo.
« Noi viviamo insieme, agiamo e reagiamo gli uni agli altri; ma sempre, in tutte le circostanze, siamo soli. I martiri quando entrano nell'arena si tengono per mano; ma vengono crocifissi soli. » (Aldous Huxley, Le porte della percezione)