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Nello scrivere questo saggio sul mito dell’eroe, Joseph Campbell si è rifatto alle concezioni psicoanalitiche, in particolare a quelle di Jung, ma ha tenuto conto anche delle altre interpretazioni, riconoscendo in esse quanto vi è di vero soprattutto in rapporto alla funzione che la figura dell’eroe ha svolto nel corso dei tempi. Perciò L’eroe dai mille volti, prima ancora che un’acuta indagine sul significato di un archetipo psicologico, è un fantasmagorico viaggio attraverso le culture di tutto il mondo e di tutte le epoche.
Centinaia di miti, favole e leggende, una folla di uomini, eroi, mostri, spettri, fate e geni, un pantheon di dèi clementi e terribili, maestosi e beffardi, costituiscono la materia di un libro che dalla sua prima pubblicazione, nel 1949, si è imposto come un grande classico. Anche il più smaliziato lettore contemporaneo non potrà sottrarsi al richiamo del «gioco» abissale che Campbell ci propone per ritrovare il filo rosso che unisce le culture di ogni tempo e ricreare quella «coscienza collettiva» che la modernità ha sacrificato a vantaggio di una cultura frammentata e dominata dalla scienza e dall’economia.
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