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Occorre pensare a una «civiltà contadina modernizzata», basata sull’autosufficienza locale. È un progetto realizzabile. Il consumo di risorse energetiche, per l’utilizzo che ne viene fatto, ha raggiunto un livello smisurato, e il cattivo impiego di energia non è in alcun caso proporzionale alla qualità della vita. Dati alla mano, una diminuzione di circa il 50% del nostro consumo di energia non sarebbe percepito da parte della grande maggioranza dei consumatori.
La crisi energetica riguarda le potenze industriali, il sistema economico o lo stato, molto più di quanto riguardi i cittadini. Non c’è alcuna ragione perché l’uomo qualunque debba essere messo in mezzo a queste astrazioni. Morire per l’energia? No, grazie!» La nostra civiltà industriale consuma molta energia. L’abitante di un paese industrializzato ne consuma oltre dieci volte di più dell’abitante di un paese del Terzo mondo.
Noi pensiamo che occorra consumare molta energia per vivere bene, ma l’epoca dell’energia a basso costo è terminata. Ora, di fronte al costo crescente delle risorse è necessario pensare a una nuova politica che si fondi sulla lotta allo spreco, che recuperi le pratiche di risparmio che un tempo erano comuni nelle nostre campagne e che oggi sono ancora usate nel Terzo mondo.
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