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Da una parte sono finiti i fondi dedicati al sostegno "keynesiano" delle terre alte; dall'altra si è consolidata la convinzione che questi territori possano svolgere una funzione a valore aggiunto in un modello di sviluppo economico e industriale che si vorrebbe sempre più "green". Ma quale ruolo potranno svolgere queste aree in futuro? Possiamo ipotizzare che esse siano la "home base" per attività a valore aggiunto, autosufficienti? Su quale tessuto culturale impatteranno queste novità? Quali sono le istituzioni che dovranno governare questi processi di sviluppo e che rapporti dovranno avere con lo Stato federale che va profilandosi?
Il volume cerca una risposta a queste domande, ponendosi a sostegno della tesi secondo cui è possibile, anzi auspicabile, rinunciare progressivamente ai finanziamenti a pioggia e costruire una "piattaforma" nei confronti del governo centrale. In questo modello, il territorio realizza investimenti producendo benefici misurabili e le amministrazioni centrali (governo, regioni) partecipano con una quota percentuale su quegli investimenti, mettendo a disposizione norme e cespiti.
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