Che cosa narra la «Favola del Serpente Verde?.
Una notte, il Traghettatore viene svegliato da due Fuochi Fatui che si fanno trasbordare sulla riva opposta del Fiume e lo pagano con delle monete d’oro, che il Serpente Verde, uscito dalla terra, si affretta ad ingoiare. Ciò lo rende luminoso; e ancor più luminoso diventa allorché chiede ed ottiene dai due Fuochi Fatui dell’altro oro. Il Traghettatore, però, non accetta l’oro ed esige la promessa che verrà pagato con tre cavolfiori, tre carciofi e tre cipolle: solo a quel punto lascia andare i Fuochi Fatui, che una forza inspiegabile aveva trattenuto.
Poi il Serpente entra in una grotta ove sono collocate delle raffigurazioni di Re, che gli rivolgono misteriose parole. Compare un Vecchio con la Lampada che, portata a termine una sua speciale missione (quale?), torna a casa, passando senza difficoltà attraverso le rocce. Sua moglie, durante la sua assenza, ha ricevuto la visita dei Fuochi Fatui, i cui scherzi grossolani provocano la morte del cane Carlino.
La notte successiva, il Vecchio torna a casa e opera una trasmutazione in onice del cadavere del cane; poi, mediante la Lampada, indora l’interno dell’abitazione, le cui pareti erano state denudate dai Fuochi Fatui.
All’alba del giorno dopo, la Vecchia si incammina per saldare il debito contratto dai Fuochi Fatui con il Fiume e per portare alla bella Lilia il Carlino di onice. L’Ombra del Gigante le sottrae un cavolfiore, un carciofo e una cipolla, ossia un terzo del prezzo richiesto dal Traghettatore ai Fuochi Fatui. Il Traghettatore non accetta il pagamento incompleto se non dopo che la Vecchia fa una promessa al Fiume, riconoscendosi debitrice nei suoi confronti.
Il Principe, intanto, sbarca a sua volta sulla riva con l’aiuto del Traghettatore e si avvia, accompagnato dal Vecchio; poi entrambi attraversano il Fiume sul dorso del Serpente, che funge da ponte. Anche i Fuochi Fatui, non visti, passano con loro sulla riva in cui abita Lilia, e così pure il Serpente.
Lilia, che ha il potere di rianimare le cose morte, ma anche di far morire le cose vive, fa rivivere il cagnolino di onice recatole dal Vecchio; mentre il suo amato canarino, per sfuggire ad un falco, si rifugia nel suo grembo e rimane ucciso dal contatto. Il Principe, che si stava avvicinando, assiste alla scena e, inorridito nel vedere la sua fidanzata che accarezza quel cane dall’aspetto deforme, decide di cercare la morte gettandosi nelle braccia di lei: e subito esala l’anima.
La situazione viene salvata dal pronto intervento del Serpente, che fa scudo al Principe con il suo corpo, e dall’Uomo con la Lampada, che sopraggiunge proprio mentre l’ultimo raggio di sole sta tramontando all’orizzonte.
Sopraggiunge, così, la terza notte dall’inizio della vicenda. Dopo aver vegliato il corpo del Principe, i Re passano il Fiume in processione sul dorso luminoso del Serpente; e ciascuno di essi acquista un po’ di quella luce. Da ultimo, il Serpente si sacrifica volontariamente e il Principe torna in vita, mentre le pietre preziose in cui si è dissolto il copro del Serpente vengono gettate nel Fiume. Intanto la processione entra nel santuario che si apre nel cuore della montagna; e, passando al di sotto del Fiume, sbuca all’esterno, presso la casa del Traghettatore.
Al mattino, si può constatare che il Tempio si è innalzato da solo. I re trasmettono al Principe un triplice potere: quello di agire, quello di riconoscere la bellezza e quello dell’intelligenza. Sorge il nuovo regno, con somma gioia di Lilia; mentre i suoi seguaci le conducono la Vecchia ritornata giovane e destinata ad essere, per altri mille anni, la moglie dell’Uomo con la Lampada, che il Principe ha nominato suo consigliere, insieme al Traghettatore, anch’egli trasfigurato.
Frattanto le pietre preziose nate dal corpo del Serpente, sott’acqua, si dispongono a formare gli archi e i pilastri di un lungo e bellissimo Ponte, che da ora innanzi renderà quanto mai animati gli scambi fra le due rive del Fiume, che prima sembravano separate da una distanza incolmabile. Un ultimo momento di drammaticità si verifica quando il Gigante tenta di scagliarsi contro il nuovo regno, ma viene trasformato in una statua di porfido nella piazza che sorge fra il Tempio ed il Ponte. La favola si conclude con la folla che si reca ad ammirare la nuova stupenda costruzione e l’avvio del nuovo regno felice; su di essa, i Fuochi Fatui fanno piovere oro in quantità.
Ciascuno potrà sbizzarrirsi nell’esegesi di un testo così oscuro, anche se alcuni simboli non sembrano di troppo difficile interpretazione. Molti studiosi, ad esempio, hanno visto nel Fiume il Reno, nella bella Lilia la Francia, culla dell’Illuminismo, e nel nuovo regno felice la Germania, rischiarata dai Lumi del nuovo secolo. Il Tempio sarebbe quello della Massoneria e l’odioso Gigante rappresenterebbe le forze dell’oscurantismo e della superstizione che si sforzano, ma invano, di contrastare il progresso dell’umanità, avviata ad un futuro radioso: l’ottimismo illuministico e massonico trionfa nelle scene finali.