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L’autobiografia mette l’autore, che voglia attenersi ad un lucido esame della propria persona e della propria storia, in una condizione di pericolo, di rischio. Egli, mettendo a nudo se stesso, deve esporsi al giudizio dell’altro, rischiare la compromissione con l’altro, con i suoi familiari, con i suoi amici. Forse rischia qualcosa anche con se stesso, nell’affrontare i propri demoni, le proprie ombre interiori. La differenza che esiste tra Torero e Letterato è ampia: il letterato non rischia la vita nell’attività di scrivere, semmai rischia qualcosa se la sua produzione letteraria è inserita in dinamiche più grandi, di tipo storico, sociale, politico. L’esempio portato da Leiris è quello di scrivere pagine sovversive durante l’occupazione nazista. Il rischio sta nel diffondere o rendere reperibili gli scritti, senza limitarsi a scrivere per sé. Prendendo una penna in mano si rischia se qualcun altro viene a sapere che tu stai scrivendo cose che potrebbero essere ritenute pericolose per certi valori o per un certo ordine di cose. Scrivere è "un'azione che si rapporta ad altri, i quali evidentemente non mi guarderanno più come prima”. La letteratura è qualcosa che trasforma il rapporto con l’altro.
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