Quale significato possiedono ognuno dei cosiddetti «nomi più belli di Dio» e perché l’uomo ne abbisogna? Secondo una tradizione profetica Adamo fu creato a immagine di Allah e costituisce la sintesi microcosmica della creazione: è lo specchio in cui Si contempla la Realtà divina ed è anche la pupilla dell’occhio con cui vede.
Dio era, allora, un Tesoro Nascosto e volle farSi conoscere, creando l’uomo. Ma l’uomo in realtà non può conoscere direttamente il suo Creatore, perché non è concettualizza bile. Perciò Allah gli ha insegnato i Suoi nomi più belli tramite la rivelazione, perchè con essi Lo invocasse e Lo ricordasse.
Ibn Ahrabi è stato uno dei più grandi filosofi mistici di ogni tempo. La sua influenza non conosce tuttora il confine dell’Islam e si estende così all’Occidente cristiano, contribuendo in tal senso a tener viva quella autentica philosophia perennis che, altro non è, se non la risposta umana all’edenica domanda divina: «Adamo dove sei?».
Egli è anche conosciuto in Occidente come Doctor Maximus e nei paesi islamici con i titoli di Muhyiddin, «Colui che rivivifica la religione» e di «al-Šaykh al-Akbar, «il più grande Maestro». Ha studiato a Siviglia e Ceuta. La sua produzione è sterminata: si contano circa 239 opere di vario genere, fra cui, a titolo meramente introduttivo, citiamo: al-Futu?at al-Makkiyya fi ma?rifat asrar al-malikiyya wa-l-mulkiyya e Fusus al-?ikam wa-khusus al-kilam.