Il volume è integrato dalle testimonianze sulla vita e le opere di Porfirio. Se la «teurgia» serve solo per la parte inferiore dell’anima, e la «teologia» per la parte intellettuale, il punto di arrivo finale per Porfirio è la «teosofia», la piena e compiuta sapienza divina che riempie di sé l’anima ormai purificata e pronta alla henosis con il Principio.
Prima traduzione italiana di tutte le opere in cui Porfirio (233-305 d.C. ca.), filosofo neoplatonico allievo di Plotino, si cimentò nell’edificazione di una filosofia religiosa alternativa al Cristianesimo, con l’esplicito intento di conferire una valenza mistica agli antichi responsi oracolari e alle pratiche magico-astrologiche, e di dare una valenza simbolica alle statue degli dei; nella Filosofia rivelata dagli oracoli troviamo la prima interpretazione allegorica degli Oracoli caldaici presentati come una rivelazione divina tipica dello zoroastrismo ellenizzato;
nel trattato Sul ritorno dell’anima troviamo la spiegazione di come la «teurgia», una versione neoplatonica della «grazia», possa agire sulle passioni irrazionali dell’anima per purificarla e prepararla all’assimilazione e all’unione con il divino; nel trattato Sulle immagini degli dei troviamo una simbologia filosofica applicata alle statue delle divinità greche, che in tal modo da «idoli» possono diventare autentiche «icone»; nella Lettera ad Anebo troviamo l’esposizione della precisa valenza della magia e della teurgia, in contrapposizione a Giamblico, che fu allievo di Porfirio.