L'alchimia di matrice greca è pervenuta fino a noi attraverso il mondo arabo, come testimonia questo libro, riassunto e testimonianza di questo passaggio, che ricongiunge idealmente, nella forma e nei contenuti, i filosofi passati e quelli più recenti, in un dibattito che doveva riunire i punti essenziali della teoria e della pratica dei diversi insegnamenti.
L'opera porta sulla scena antichi greci e nuovi filosofi. Tra i greci, Iximidrus, Exumdro, Pandolfo, Arisleo, Luca, Lucustor, e Eximene sono stati riconosciuti dagli studiosi per essere probabilmente Anassimandro, Anassimene, Empedocle, Archelao, Leucippo, Ecfanto e Senofane. Dei filosofi presocratici si è notato che i discorsi riportati, pur se riferiti ad argomenti ermetici, sono coerenti con le teorie che venivano loro attribuite in età classica. A questi si aggiungono Anassagora, Parmenide, Democrito, lo stesso Socrate, Platone e, primo tra tutti, il grande Pitagora, considerato il Maestro per eccellenza. Altri filosofi che compaiono nella fittizia assemblea sono evidentemente arabi o persiani.
Per quanto riguarda i contenuti, è facile rendersi conto della continuità dottrinale dall'epoca più antica. Dal momento che la Grande Opera è un dato obiettivo e sperimentale, non vi si possono trovare né modifiche né insegnamenti originali. Singolare tuttavia è il punto di vista in cui si pone il Maestro che di volta in volta parla: cosmologico, spirituale, metafisico, morale o altro, a seconda dell'applicazione che vuol farne e del simbolismo usato.
Nel caso della Turba il linguaggio è in massima parte ancora quello greco alessandrino e l'unica novità è l'insistenza iniziale sul tema delle Nature e degli Elementi, della loro mutua circolarità e conversione. Tutto induce a ritenere che questa sia una teorizzazione nuova, nata in ambito arabo, almeno in una forma così dettagliata. L'opera ebbe un'enorme importanza nella costruzione della tradizione ermetica occidentale.
Studiata da tutti, citata da molti, inaugurava il tipo di quelli che saranno chiamati "Rosari", cioè antologie di brani scelti, riuniti coerentemente da uno studioso che cercava di risolvere il problema della comprensione dell'insegnamento alchemico, di norma disperso tra più autori; o dallo stesso autore in uno o più testi.
La Turba è opera anonima, essendo l'attribuzione ad Arisleo-Archelao evidentemente leggendaria. La traduzione di Paolo Lucarelli segue l'edizione a stampa comparsa nel Theatrum Chemicum, confrontata con quella della Biblioteca Chemica Curiosa, tratta probabilmente dalla stessa fonte. Il Discorso di un Anonimo completa la presente edizione, e riprende, come sarà fatto spesso negli scritti di alchimia medioevale, il simbolismo della Turba, per tradurlo poi in un recipe semplicissimo, che ci riconduce al vero e autentico insegnamento che si voleva trasmettere.