Mircea Eliade è uno dei più quotati scrittori contemporanei di scienza e storia delle religioni. I suoi libri, tradotti in diverse lingue e assai citati, sono caratterizzati dall’introdurre nella ricerca anche punti di vista spirituali e, in parte, tradizionali, che di solito esulano dagli studi accademici bidimensionali dedicati a questa materia.
In questo libro questo aspetto ha un particolare rilievo; oltre ai problemi riguardanti il metodo e la comprensione dei simboli, trattati nel capitolo finale, ha un interesse particolare il mito dell’androgine, reperibile in tradizioni molteplici, mito il quale conduce anche a quello, metafisico, della “totalità”, ossia all’idea di un supremo Principio in cui tutte le antitesi si compongono: la divinità luminosa e quella oscura, Dio e diavolo (Mefistofele), eccetera.
Un altro saggio, che utilizza anch’esso un vasto materiale comparativo, è dedicato alle esperienze della “luce mistica”. Un terzo saggio riguarda le forme in cui il mito delle origini si proietta messianicamente nel futuro, coi temi di un annientamento del mondo e del tempo e di un ritorno all’età primordiale o di un ritono ciclico: sono temi messi in luce anche nelle forme distorte presenti in credenze di selvaggi che si sono continuate fino ai nostri giorni.
Non viene tralasciato il complesso che si rifà alle cosiddette “corde magiche” che, di nuovo, partendo da forme di superstizione, è innalzato fino a quello di concezioni spirituali. Il libro; che è di facile lettura; che non richiede nel lettore una qualche cultura specializzata, ha un valore indiscutibile per quel che riguarda un ampliamento di orizzonti spirituali e l’esplorazione di terre quasi ignote del patrimonio tradizionale e folkloristico.