|
Ci fu un lungo periodo, dalla metà del Cinquecento a circa la metà del Novecento, in cui la sola menzione dell'Oriente, dell'Est, dell'altra metà dell'orbe, come polemicamente scrive Said, esercitava un forte potere suggestivo, si accompagnava come un vento favorevole all'impresa oltremare britannica, olandese, portoghese, spagnola, mirante al possesso di nuove ricchezze e alla conquista di nuove terre. Esso era in effetti, si potrebbe dire, un termine debole, per ciò stesso fortemente attraente, accattivante, seducente, che stava per terre e popoli sostanzialmente sottoposti, da visitare, da istruire, da sfruttare. Stella d'India, intelligentemente, identifica le trappole concettuali, gli stampi, gli stereotipi, i cliché, i luoghi comuni, le frasi fatte, ma anche gli archetipi con cui il cosiddetto Oriente è stato avvicinato e definito nella copiosissima tradizione scritta a noi pervenuta, in migliaia di diari di viaggio, poesie, romanzi, racconti.
|