L'Autore, invitato per caso a studiare quello che è stato definito "l'enigma di Otranto", cioè il grande mosaico pavimentale della bella cittadina pugliese, ha pubblicato i risultati della sua ricerca senza trovare tuttavia alcun riscontro alle sue ipotesi da parte di altri studiosi o appassionati.
Convinto che queste ipotesi, pur restando tali, dovrebbero essere quanto meno considerate, le ha trasferite in questo breve "giallo medioevale", per renderle più digeribili. In una "Postfazione" spiega inoltre come è giunto a questa decisione, con l'aggiunta di notizie sulla storia e il folklore per meglio chiarire alcuni particolari del testo.
Nel 1163 Gionata, il vescovo di Otranto, fa convocare dal Monastero di San Nicola a Casole Fra Pantaleone per fargli realizzare "il pavimento più bello del mondo", un mosaico immenso che si estenda lungo le tre navate della bella cattedrale, raffigurando l'eterna lotta del Bene sul Male. Dopo accese discussioni fra i due circa le caratteristiche generali del progetto, vengono chiamati i migliori mosaicisti della zona e si iniziano a posare le prime tessere.
Man mano che si delineano a terra i capitoli di questo immenso racconto visivo intriso di simboli, accadono però misteriosi omicidi che via via si intrecciano anche con le persone che lavorano al mosaico. Al disegno pavimentale si sovrappone un ignoto disegno di sangue. Man mano che l'interpretazione delle figure musive viene rivelata si ingarbuglia sempre più il filo rosso che lega le atroci morti e solo il colto Fra Panta riuscirà a trovarne il bandolo in un finale sorprendente e mozzafiato.