I cristiani hanno ereditato il comandamento :«Non farai immagini!» e, come gli ebrei che glielo hanno tramandato, lo hanno interpretato come una proibizione di ogni immagine religiosa. Molto presto tuttavia (le prime testimonianze risalgono alla fine del II secolo), i cristiani hanno ritenuto di esprimersi attraverso le immagini, testimonianze sono gli affreschi o i bassorilievi delle tombe.
A questo proposito normalmente si evocano le celebri immagini del pasto eucaristico o dei pesci. Ma esse sono anteriori al cristianesimo e la loro interpretazione è meno scontata di quello che sembri. Come spiegare la genesi di questa ricca e originale iconografia? Come situare questo momento di transizione in cui il cristianesimo mutua ad altri miti e raffigurazioni del proprio tempo la costituzione di una propria arte? Una scrupolosa ricerca storica permette di dare delle risposte a queste domande che toccano il misterioso problema dei rapporti dell'immagine e del sacro.
Tre tappe scandiscono il cammino di questo libro. Lo studio dell'iconografia funebre nel paganesimo che combina realismo e immaginazione con una fioritura di temi che vanno dall'evocazione delle professioni alle scene di viaggio o pastorali; l'esame dei temi pagani ripresi dal cristianesimo, come il «Buon Pastore», la pesca con la rete o il mito di Orfeo, il cui canto apre la porta degli Inferi, fa nascere un universo meraviglioso.
E, infine, la rappresentazione dei temi biblici: come Daniele, Giona e i tre Ebrei nella fornace. Queste immagini, la cui scelta ci stupisce, non sono nate dal desiderio di illustrare il testo sacro, ma di rappresentare la preghiera che le liturgie funerarie fanno ascendere verso Dio che, dai tempi biblici, ha sempre salvato i suoi. Religione dell'incarnazione, la fede cristiana mostra qui la capacità di assimilare e di produrre delle immagini. Grazie ad essa è tutto un nuovo mondo di simboli e figure che viene ad arricchire la cultura dell'Antichità.