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Un libro importante e singolare che apre una prospettiva nuova sulla figura di Hitler, considerato dall'autore come il vero precursore della modernità attuale e della distinzione fra civiltà progredite, che hanno diritto di saccheggio, e società arretrate, che hanno il dovere di essere saccheggiate ed eliminate. «Il grande progetto di Hitler, plasmato dal 1920 al 1945, adombra e contiene sviluppi posteriori?». Carl Amery afferma che è possibile comprendere il nazionalsocialismo solo nel momento in cui la dimensione ecologica diventa parte integrante del dibattito contemporaneo e si riconosce la spaventosa attualità della promessa salvifica hitleriana.
Introduzione:
Le generazioni nate dalla seconda guerra mondiale in poi sono cresciute nella convinzione di vivere nella società più civile, progredita e democratica della storia. In questo panorama il nazismo, che aveva calcato la scena del mondo per 12 anni, è considerato una parentesi aliena, una barbarie antistorica cresciuta imprevedibilmente, non si sa bene perché. Carl Amery finalmente offre una spiegazione che però scuote profondamente il giudizio ottimista sulla nostra società occidentale e sul suo ruolo di civilizzazione del mondo, infatti mostra un’impressionante coerenza e continuità fra i principi del nazismo e la modernità attuale. Perché è possibile comprendere il nazionalsocialismo solo nel momento in cui la dimensione ecologica diventa parte integrante del dibattito contemporaneo? Uno dei motivi sta nel fatto che Hitler, a differenza dei capi politici contemporanei, si è posto il problema dell’esaurimento delle risorse della terra e ne ha delegato la soluzione alla scienza e al principio di efficienza che domina il mondo scientifico e che destituisce l’autorità di ogni principio morale. I capi dell’occidente democratico postbellico, invece, non si sono lasciati toccare dal tema dei limiti delle risorse rinviando al momento dell’esaurimento delle materie prime lo scontro fra forti e deboli per la sopravvivenza.
Tale scontro è stato invece presente lungo tutto il percorso hitleriano come un articolo di fede nel darwinismo sociale e il senso della stessa shoah è stato di distruggere il popolo e la cultura ebraica in quanto portatori di una tradizione morale e religiosa che imponeva di proteggere il povero e il debole, in contrasto con la teoria scientifica della Introduzione prevalenza del più adatto. La stessa sorte degli ebrei sarebbe toccata ai cristiani, se il nazismo fosse durato altri 50 anni.
Nonostante il suo anti-illuminismo, Hitler porta alle estreme conseguenze le idee illuministe di progresso come rottura con la tradizione, di natura come definizione risultante da esperimenti scientifici, di stato come suprema autorità. Per san Tommaso, che ha una visione cosmologica unitaria, la filosofia si occupa della conoscenza delle cause prime e tutte le scienze sono legate e innervate nel contesto filosofico ed etico. Perciò il tema dell’uso virtuoso o vizioso della conoscenza è già contenuto nell’architettura cosmologica dell’universo che aiuta l’uomo a rispettare la disciplina del peccato originale. Con l’illuminismo le scienze si staccano dalla filosofia delle cause prime, la cosmologia, perdendo le radici etiche, viene dominata dal principio di realtà che soppianta il principio di verità.
La cosmologia, in ogni tradizione religiosa, dava a ciascun membro della comunità, per quanto ignorante fosse di astratte nozioni scientifiche, una visione interpretativa dei significati delle leggi di natura per l’esercizio personale delle virtù e per il progresso morale. La fisica e l’astronomia moderne non contengono nessuna indicazione del genere e dividono l’umanità in due classi: da una parte gli scienziati che possiedono gli strumenti concettuali e tecnici per dire come è fatta la realtà, dall’altra gli uomini comuni che possono solo imparare dagli scienziati e vivere nell’ambiente della tecnica costruito da loro. Hitler era pazzo, ma la sua pazzia ha potuto diffondersi nel terreno di coltura del materialismo scientifico moderno. Le scienze separate fra loro e senza più legami con l’etica non sopportano limiti né nella ricerca né nelle sue applicazioni tecniche. Il XXI secolo inizia ad Aushwitz perchè il principio di efficienza applicato nei campi di concentramento si è diffuso a livello di massa nel mondo occidentale non solo nell’aborto dei mongoloidi, ma anche negli esperimenti di riproduzione artificiale di tipi umani e negli OGM. In proposito è illuminante la riflessione di Ivan Illich: il carattere unico dell’epoca in cui viviamo non può essere compreso razionalmente se non si comprende che è il risultato di una corruptio optimi quae est pessima. Ecco perché il regime della tecnica, sotto il quale il contadino messicano vive proprio come me, solleva tre questioni profondamente inquietanti:
Questo regime ha partorito una società, una civiltà, una cultura in tutto, ma veramente in tutto, l’opposto di ciò che leggiamo nella Bibbia, di quello che è il testo indiscutibile sia della Torah, dei profeti, di Gesù e di Paolo. … non si può analizzare correttamente questo «regime della tecnica» usando concetti correnti che bastano a studiare le società antiche. Un nuovo insieme di concetti analitici diventa necessario per discutere l’hexis (lo stato) e la praxis della nostra epoca che vive sotto l’egida della tecnica. …
Qualunque sia il vocabolo con cui la si ricopre – la cultura, la società, il mondo – la nostra condizione umana attuale è un’escrescenza del cristianesimo. Tutti i suoi elementi costitutivi sono perversioni. Mentre devono la loro esistenza alla Rivelazione, essi ne sono per così dire il complemento capovolto, il negativo dei doni divini. E a causa di quello che lei qualifica una estraneità storica, sono spesso refrattarie alla critica filosofica o etica. Ciò si rivela chiaramente quando vogliamo sollevare delle questioni etiche. Palesemente, il termine «male» che appartiene alla morale non è applicabile ad avvenimenti documentati come la Shoah, Hiroshima o gli esperimenti attuali di riproduzione artificiale di tipi umani. Di queste imprese ripugnanti, abominevoli, terrificanti, non è ammissibile dibattere. Sarebbe giudicarle degne di discussione. Ogni indagine in materia, riguardante a ciò che si può o non si può fare, il giusto o l’ingiusto, il bene o il male, banalizza il connotato dell’orrore indicibile. Si tratta di esempi estremi. Lo sono a tal punto da scoraggiare la riflessione… ho cercato di far risaltare che perversioni simili, proprie dell’ambiente tecnico, dominano la nostra vita quotidiana.” (Ivan Illich, La perdita dei sensi, Libreria Editrice Fiorentina pag.148-149)
Nessuno di noi che abitiamo nell’ambiente tecnico della società del benessere può considerarsi innocente; forse un salto nella cosmologia tomista sostenuto dall’amicizia, come hanno fatto i distributisti (Belloc, Chesterton ecc.) può liberare l’energia morale e gli imperativi necessari a procedere verso un’economia e una società di simbiosi con la natura. Un simile cammino può utilizzare la scienza come una serva sciocca, ma le sue gambe dovranno essere l’esperienza diretta e la vocazione umana. Questo impagabile libro di Amery, svelando i collegamenti fra la filosofia di Hitler e la modernità attuale, non aiuta solo il popolo tedesco ma tutti noi a rifiutare in ogni aspetto le idee guida della tecnoscienza e a non aspettare che scoppino le guerre per il cibo, per l’acqua e per l’energia, ma a procedere con forza nella rivoluzione ecologica attraverso la decrescita felice, il cui vero precursore è stato Gandhi con la sua chiamata a una responsabilità personale, a un’autonomia politica locale basata sull’autonomia economica, la limitazione dei bisogni, l’agricoltura, l’artigianato e la comunità in simbiosi con la terra.
Giannozzo Pucci
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