Edipo, figlio di Laio, ha attraversato i secoli dell'immaginario occidentale, una presenza scomoda ed ingombrante che la psicoanalisi freudiana ha contribuito a rafforzare con straordinaria potenza. Della sua lunga storia letteraria sono stati scelti, per accompagnare in questa "variazione" la tragedia fondante di Sofocle, i testi di Seneca, quelli di Dryden e Lee, scritto nel 1678 e qui tradotto per la prima volta in lingua italiana, e infine quello di Cocteau. La dura, incalzante indagine sofoclea consegna alla cultura occidentale l'archetipo del soggetto che si interroga su se stesso e che, accecandosi, punisce l'organo della conoscenza che tante imprese gli ha consentito, ma non quella di vedersi davvero e di conoscere la propria storia.
In Seneca il racconto si trasforma in un'acuta interpretazione psicologica. Tutto quel passato che l'Edipo di Sofocle sembrava aver rimosso è presente invece fin dall'inizio e corrode l'animo del re al punto che la verità, pur atroce, giunge a lui come una liberazione dalla cupa angoscia che lo opprime. Con Dryden il rapporto tra Edipo e Giocasta, da sempre sottinteso nei suoi risvolti privati, viene alla luce sotto il segno dell'eros che spinge madre e figlio l'uno verso l'altra, irresistibilmente, in un movimento alterno di attrazione e ripulsa. E Giocasta domina anche nella pièce di Cocteau, Giocasta che supera la morte e che si affianca ad Antigone per accompagnare e proteggere Edipo sulla via dell'esilio.
Strappati al mito e restituiti al "popolo, ai poeti, ai cuori semplici", per sempre separati e tuttavia più che mai uniti, essi finalmente camminano insieme. Quattro capolavori del genere drammatico per rinnovare nel tempo la vicenda dell'uomo che si fece re per scoprire, a un prezzo inaudito, di essere, veramente e legittimamente, il re.