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Il 19 luglio 1969 Neil Arrnstrong, per la prima volta nella storia dell'umanità, metteva piede sulla luna. I computer che permisero quell'impresa avevano una capacità di calcolo inferiore a quella che è possibile utilizzare oggi nei nostri telefonini. Da allora, la tecnologia aeronautica ha compiuto un enorme balzo in avanti. I moderni aeromobili non sono paragonabili a quelli di 40 anni fa sia per quanto riguarda la tecnologia utilizzata alloro interno, sia in termini di affidabilità complessiva. Soltanto negli ultimi vent'anni, il settore aeronautico ha aumentato il proprio livello di sicurezza in maniera sensibile: nel 2006 si sono verificati 0,64 incidenti aerei su un milione di voli.
L'aereo è ormai diventato un mezzo di trasporto di massa: nel 1987, in Italia la percentuale di persone che avevano volato almeno una volta era del 29,5%. Nel 1997 è salita al 43,9% ed è ancora in crescita. E il tasso di incremento annuale previsto per i prossimi anni è del 5-6%. Tali premesse dovrebbero far propendere verso un utilizzo dell'aereo sempre più improntato alla confidenza, al confort, alla disinvoltura e alla serenità di utilizzo. Invece non è così. In Italia la paura di volare è molto diffusa; le statistiche ufficiali parlano del 50% circa. In altri paesi industrializzati (Usa, Gran Bretagna, Canada, Germania ecc.) tali percentuali oscillano tra il 40% e il 55% e i dati sembrano indicare un progressivo aumento.
Quella che sembrava la scommessa tecnologica e di costume del XX secolo è stata disattesa: salire su un aereo con la stessa naturalezza con cui si entra in un'automobile appare oggi impossibile. La tecnologia ha viaggiato a una velocità eccessiva rispetto a quella dell'adattamento psicologico necessario ad assecondarla. I tempi di reazione delle nostre emozioni hanno visto il progresso tecnologico correre e stentano a stargli dietro. Paradossalmente, l'accelerazione della tecnologia e l'aumento della sua complessità hanno finito per allontanarla ancora di più dalla nostra comprensione. Questo l'ha, di fatto, relegata nel campo dell'ignoto; e !'ignoto, si sa, fa paura. A quasi quarant'anni di distanza dalla conquista della luna, le nostre paure sono rimaste praticamente le stesse.
Questo perché, come scopriremo nel corso di questo libro, la scommessa era basata su presupposti non del tutto corretti. La paura di volare - ma non solo quella - è soltanto in parte figlia dei timori legati alla sorte dell' aereo e dei suoi passeggeri. A bordo dell'aereo si ha paura soprattutto di star male, di non poter scendere, di provare emozioni incontrollabili, di non avere la situazione sotto controllo. In definitiva, si ha paura più delle proprie emozioni negative che dell'aereo. Ogni volta che ci avviciniamo a una situazione che temiamo, effettuiamo più o meno consapevolmente due operazioni. La prima è relativa alla valutazione del grado di rischio, del pericolo che correremmo; in sintesi, valutiamo la "forza del nemico".
La seconda implica il giudizio sulle nostre capacità, sulla nostra forza non in termini generali, quanto relativamente allo specifico scenario che dovremmo affrontare, la forza delle nostre truppe". Se il risultato del confronto forza/rischio è positivo, saremo propenso a coinvolgerci nella situazione temuta; se il rapporto dà risultato negativo, cercheremo di evitare la situazione. Il risultato del confronto forza/rischio per chi ha paura di volare è sempre pesantemente negativo, con tutte le 'conseguenze che è possibile immaginare. Il grado di "rischio percepito" dello scenario aeronautico è vissuto sempre in termini molto pericolosi: viene amplificata a dismisura la possibilità di incorrere in incidenti, sono estremizzate le conseguenze dei possibili incidenti.
Insomma, la distanza tra rischio reale e rischio percepito è sempre molto ampia. La percezione delle proprie risorse psicologiche e fisiche è invece drasticamente sottovalutata. Non ci si ritiene capaci di affrontare la situazione, ci si percepisce fragili e sull'orlo del baratro, si pensa che sicuramente sull'aereo si scatenerà un attacco di panico che non sarà gesti bile e che prima o poi ci farà impazzire. Sulla base di questa rappresentazione di scarsa forza personale e di elevato rischio, il risultato è che, se non si interviene, più si viaggia e peggio si viaggia. Obiettivo di questo libro è di attribuire la giusta dimensione sia alla percezione delle proprie risorse sia al rischio effettivo. Le risorse racchiuse nella mente di ognuno di noi sono enormi, anche se spesso sottovalutate per insicurezza, scoraggiamento, senso di impotenza.
Ci si adagia, talvolta, sul problema, rappresentandoselo come inamovibile, insuperabile. Naturalmente le cose non stanno così. Siamo molto più ricchi di quello che crediamo, abbiamo tutto quello che ci serve per volare serenamente e iniziare ad apprezzare il piacere di volare. Perché la paura di volare è nella testa, non sull'aereo.
(Tratto dall'Introduzione)
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