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"Incontrai per la prima volta Francesco di Carlo parecchi anni fa nel corridoio del palazzo di giustizia che da una porta a vetri conduce agli uffici della procura. Sulla panchina vicina ho trascorso parecchie ore delle mie giornate in attesa di un appuntamento o di parlare a un pm alla fine dell'udienza. Che fosse un collaboratore di giustizia non lo capii subito. Indossava un abito elegante e al bavero aveva la spilla dei parà. Nella mano destra stringeva una borsa di pelle nera..." (Dalla Prefazione).
Francesco Di Carlo, uomo d’onore e boss di Altofonte, è stato arrestato nel 1985, in Inghilterra. In Italia è tornato dopo undici anni di prigione, da collaboratore: ha aspettato che il proprio debito con la giustizia fosse quasi saldato prima di prendere la decisione, così che nessuno potesse accusarlo di parlare solo per ottenere uno sconto di pena.
Confidente di Riina e Provenzano, vicino a Bernardo Brusca e Michele Greco, è stato il punto di contatto della Cupola con il bel mondo, la politica e i Servizi segreti. In questi anni da collaboratore ha testimoniato in numerosi processi, gettando nuova luce su tutti i livelli dell’organizzazione e fornendo spesso particolari sconcertanti: non solo gli omicidi, le estorsioni e le stragi, ma i contatti con gli imprenditori e la trattativa con le istituzioni.
Senza paura di dare la propria versione anche su argomenti scottanti: i rapporti tra Berlusconi, Dell’Utri e Mangano, quelli tra Andreotti e i cugini Salvo, la strage di Bologna e quella di Ustica. Enrico Bellavia ha raccolto il racconto diretto della sua vita al limite, per regalarci un ritratto di Cosa Nostra inedito e in molti punti inquietante.
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