Claude Lanzmann ha vissuto ben più di una sola vita. Partigiano contro il nazismo a diciassette anni, docente nella Berlino del dopoguerra, negli anni Cinquanta è al centro dell’élite intellettuale parigina conquistando l’amicizia di Sartre. Poi la direzione di “Les Temps Modernes”, l’impegno anticolonialista, i viaggi ed i reportage, la battaglia per Israele, la svolta cinematografica di sceneggiatore e regista. Una storia personale che è lo specchio di un secolo di rivoluzioni si snoda in queste pagine con passo romanzesco, tra metamorfosi personali e collettive, assecondando il flusso delle emozioni e rincorrendo le assonanze impreviste di una memoria tumultuosa ed appassionata.
E nel mosaico di ritratti e aneddoti – ilari, commoventi, entusiasmanti, erotici, angosciosi, intensi – spicca il filo rosso che è la missione di una vita: la testimonianza dell’Olocausto, perseguita negli undici anni dedicati al capolavoro cinematografico Shoah; e il segno lasciato dall’angoscia di non poter dare voce a ciò che non è rappresentabile.