Leggere la Bhagavad Gità senza conoscere il Mahabharata è come leggere "Il Sermone sulla Montagna" senza sapere niente di Cristo, della sua nascita, della sua vita e della sua morte. La spiritualità, il mito, la leggenda, l'epopea, la religiosità, l'etica, la morale e la vita dell'antica India. Dei e semidei; re, regine, principi e sacerdoti; maestri e discepoli; veggenti e divinazioni; eserciti, battaglie e duelli; bagliori di diademi, di spade e di armi soprannaturali; nitriti di cavalli, barriti di elefanti e fragore di conche; eroismi, meschinità e tradimenti; riti, sacrifici, magie, incantesimi; opulenze ed ascetismi...
Tutto ciò traspare nella versione del Mahabharata di Maggi Lidchi-Grassi, nella sua poesia, nel suo intreccio narrativo, nelle sue caratterizzazioni dei vari tipi umani, nella sua freschezza e immediatezza poetica che conserva e mette in evidenza il sentimento e l'umanità, l'indole intima e l'esteriorità dei singoli personaggi. La versione di Maggi Lidchi Grassi, tra tutte quelle conosciute in India, è quella che maggiormente mette questo grande libro alla portata di tutti - pandit, intellettuali, il grande pubblico, adolescenti - senza nulla togliere al filone principale dell'originale.
Pradip Bhattacharya, il maggior critico indiano del Mahabharata dice di Maggi Lidchi-Grassi:"Ha raccontato il Mahabharata come mai è stato fatto prima, ha saputo infondere vita ai personaggi..." La più grande rivista letteraria indiana afferma:"Di tutte le versioni quella di Maggi Lidchi-Grassi è la più appassionata, la più sincera, la più commovente.