Siamo certi che i cibi geneticamente modificati non danneggino noi e gli ecosistemi in cui vengono introdotti? E la dipendenza dell’agricoltura industriale dai combustibili fossili non rischia di tradursi nel fatto che mangiamo petrolio? Campi di battaglia indica in un’agricoltura rispettosa della biodiversità e delle tradizioni locali la sola strada percorribile per garantire a tutti cibo sano, gustoso e prodotto in modo equo e sostenibile.
Il libro aggiornato dall’autrice e da Gianni Tamino, illustra le ragioni che depongono a favore di un’agricoltura fondata sulla biodiversità e sul rispetto delle culture locali. L’agricoltura industriale si basa infatti sul consumo intensivo di combustibili fossili che vengono impiegati per produrre fertilizzanti e pesticidi e per alimentare il sistema agricolo globale.
Se è vero che le applicazioni della chimica e della meccanizzazione all’agricoltura hanno assicurato rese tali da soddisfare il fabbisogno alimentari di un numero enorme di persone, è altrettanto vero che negli ultimi anni anche a causa delle richieste crescenti da parte della Cina e di altri paesi emergenti il modello meccanicista ha iniziato a mostrare limiti evidenti. Le risposte – cibi modificati geneticamente, brevetti sulle sementi e sugli organismo e sulle monocolture estreme – vanno nella direzione sbagliata e rischiano di amplificare i danni già prodotti agli ecosistemi e alle popolazioni che li abitano.
L'accellerazione dei fenomeni legati ai cambiamenti climatici costituisce poi un ulteriore ragione per affrancarsi quanto prima dall'agricoltura industriale, responsabile su scala globale di una quota significativa di emissioni di gas serra.