"I politici mi saltavano addosso come le cavallette, volevano soldi, io sono una vittima, non un complice" raccontava Alfredo Romeo ai magistrati di Mani Pulite. Oggi sono cambiate molte cose e le vittime della politica sono diventate i complici. Oggi che "federalismo" è diventato il nuovo mantra, conviene guardare alla periferia per misurare l'estensione del degrado italiano. Le storie di maggiore interesse partono in provincia: è lì che, se si ha voglia di indagare, appare in tutta la sua evidenza, a destra come a sinistra, la questione immorale, l'essenza di un Paese alla deriva. È lì che domina un'altra casta, che viene ancor prima della politica e che anzi manipola e corrompe a piacimento i politici.
E la casta dei "signori degli appalti", quelli che delle aste e dei concorsi truccati hanno fatto una scienza, e che le mani sulle città le hanno messe da un pezzo e non intendono toglierle. È un intreccio di cemento, finanza e banche, burocrazie complici, massonerie, consorterie, comitati d'affari. Date queste premesse, in Italia, il federalismo è un'illusione, anzi un incubo: è sinonimo di corruzione e spartizione ed è la scuola dove si impara un codice antietico che travolge qualunque educazione istituzionale. Il libro di Statera fa esplodere gli scandali soffocati, e ci mette sotto gli occhi una realtà nauseabonda a cui un Paese civile dovrebbe ribellarsi.