«Perché l’universo ha avuto origine? Quando e come? Questi interrogativi di carattere fondamentale sono stati fuori moda per secoli: gli scienziati ne diffidavano, teologi e filosofi se ne erano stancati. Poi, d’improvviso, gli scienziati hanno cominciato a porseli con la massima serietà, e i teologi si sono trovati, scavalcati, a dover tenere dietro alle teorizzazioni matematiche della nuova generazione di scienziati...
Oggi i fisici credono di essersi imbattuti in una chiave capace di guidarci al segreto matematico che sta al cuore dell’universo: una scoperta che punta verso una “teoria del tutto”, una sorta di quadro onnicomprensivo di tutte le leggi di natura dal quale deve derivare, in modo logicamente ineccepibile, l’inevitabilità di tutto ciò che ci circonda.
Una volta in possesso di questa stele di Rosetta cosmica, potremmo leggere il libro della natura in tutta la sua estensione temporale, e intendere ogni cosa che sia stata, che è e che sarà. Di questa possibilità si è sempre fantasticato senza mai avere alcuna certezza: ma l’ottimismo attuale non sarà ingiustificato?». Tali sono le domande e il tessuto tematico che incontriamo in questo libro, quasi come prosecuzione di quel lungo percorso che, nel Mondo dentro il mondo, ci aveva permesso di circumnavigare la questione della natura delle leggi di natura.
Le risposte di Barrow, che si appellano anche alla teoria del principio antropico, da lui sviluppata insieme a Tipler, non incoraggiano una certa scomposta euforia, di cui si avvertono qua e là i segni anche nelle opere di scienziati rigorosi, ma vogliono metterci di fronte a un fatto fondamentale: la scienza ha già dimostrato di riuscire a produrre una enorme compressione di una enorme quantità di fatti naturali usando un numero sempre più ridotto di princìpi. Se la natura fosse del tutto casuale, questa compressione non sarebbe possibile in alcun modo: allora «la scienza si ridurrebbe a una sorta di francobolli senza criteri, all’accumulo indiscriminato di ogni fatto accessibile». Ma così non è – e già questo basta a fondare l’esigenza delle «teorie del tutto», anche se, per ragioni qui lucidamente discusse, esse saranno sempre insufficienti «a dipanare le elusive sottigliezze di un universo come il nostro».
Teorie del tutto è apparso per la prima volta nel 1991.