Il piccolo Rowan, per i suoi genitori, è il mistero più grande. Lui non è come gli altri: è perso in un mondo fatto di lontananza, deserto di persone ed emozioni; la sua mente è immobile, chiusa in una gabbia di vetro infrangibile. La diagnosi dei medici è spietata: “disturbo pervasivo dello sviluppo”, che vuol dire autismo. E per Rupert e Kristin è una pietra tombale sul futuro del loro bambino, e la condanna a giorni fatti solo dei suoi silenzi attoniti, dei suoi movimenti ritmici e infiniti, della sua solitudine perfetta e inespugnabile. Finché, per caso, durante una passeggiata con il padre, Rowan fa conoscenza con Betsy, un magnifico cavallo dal pelo marrone e gli occhi intelligenti: tra i due è amore a prima vista.
In sella a Betsy, Rowan sembra trovare una via d’accesso alla realtà che gli sta intorno. E goffamente, teneramente, comincia a comunicare le sue emozioni, i suoi entusiasmi, i suoi spaventi di bambino. Di fronte a questo straordinario spettacolo, Rupert decide di tentare con tutta la famiglia un’impresa disperata e insieme sorretta solo dalla speranza: un coraggioso viaggio con destinazione MONGOLIA. La terra dove, seimila anni fa, i cavalli furono addomesticati; la patria del popolo delle renne, tribù di sciamani che vive da sempre in simbiosi con gli spiriti della natura.
Qui, tra riti antichissimi e cavalcate nel paesaggio mistico e selvaggio della steppa, la secolare sapienza dei guaritori sembra fare breccia nella mente di Rowan, che intanto, con la meraviglia che si conosce solo alla sua età, scopre in un altro bambino, Tomoo, il suo primo amico. Il futuro, per Rowan, è finalmente cominciato. Horse boy è la storia vera ed emozionante di un padre che non ha mai perso la speranza. E, al tempo stesso, è il resoconto di un viaggio avventuroso in luoghi di struggente bellezza, dove la vita e la morte, la malattia e la normalità assumono nuovi, e più profondi, significati.