Come funziona la coscienza? Che cosa avviene nel nostro cervello quando decidiamo di richiamare alla mente un passaggio musicale di Mozart, o desideriamo tirare un respiro profondo o ci sentiamo invasi dal mal di denti? Scoprire in che modo le strutture cerebrali producano la consapevolezza di sé costituisce probabilmente la massima sfida delle neuroscienze.
Denton avanza un’ipotesi nuova su questo tema antico e dibattuto: la coscienza si sarebbe progressivamente manifestata nel corso dell’evoluzione animali sotto forma di «emozioni primordiali», come la fame, la sete, il bisogno d’aria, il desiderio sessuale, cioè quelle forme impellenti di eccitamento che sono altamente funzionali alla sopravvivenza di un organismo, in quanto lo costringono ad agire, talvolta per scongiurare una minaccia alla sua esistenza.
L’ipotesi si basa sull’osservazione del comportamento di svariati animali – dagli elefanti che vanno in cerca di sale nelle grotte del Kenya alle tattiche di caccia dei polpi, dalla danza delle api alla capacità dei pesci di sentire dolore - e su studi di neuroimaging effettuati con soggetti umani, i cui risultati rivelano come siano le aree cerebrali ancestrali a rivestire un ruolo dominante nell’organizzazione delle emozioni primordiali.
Anche attraverso il confronto delle proprie tesi con quelle di altri illustri scienziati, Denton delinea la teoria secondo cui le emozioni primordiali, oltre a giocare un ruolo primario negli stati di coscienza, costituiscono il fondamento delle varietà di sensazioni e sentimenti tipicamente umani.