Un volume della Sapienza greca si rivolge alle testimonianze di epoca arcaica, dove vanno cercate le origini del pensiero greco. In quest’epoca i grandi individui non si sono ancora mostrati, non hanno lasciato la traccia storica di un’esistenza personale: è nella sfera religiosa che rimangono i documenti del primo apparire di una grande esperienza conoscitiva. In Grecia la conoscenza si mostra – in questo sfondo crepuscolare delle origini – non come tecnica del dominio sulla natura e neppure come riflessione sulla vita quotidiana, ma al contrario come distacco dal quotidiano, come intuizione delirante. Tutto ciò prende corpo in alcuni miti su alcuni dèi, e in primo piano vengono le figure di Dioniso e di Apollo.
È da queste testimonianze che prende l’avvio la nostra edizione, nonché dalle tracce rimaste a documentare la fase culminante – che era appunto conoscitiva – dei misteri di Eleusi. Seguono i documenti – in gran parte indiretti – della poesia arcaica che emerge da questo sfondo religioso, poesia attribuita al nome mitico di Orfeo (e alla figura complementare di Museo), semidio leggendario che si presenta come cantore degli dèi, divulgatore di quella più alta esperienza conoscitiva. I documenti della poesia orfica sono numerosissimi, ma purtroppo raccolgono una tradizione letteraria ultramillenaria: si è trattato in questo caso di rintracciare entro la poesia orfica le testimonianze che si possono considerare come le più antiche (attraverso un’analisi assai complessa delle ricerche moderne sull’argomento, spesso contrastanti).
Chiudono questo primo volume le testimonianze sugli Iperborei, popolo mitico che simboleggia l’arte divinatoria – nel suo carattere estatico – di Apollo: si affacciano qui i primi personaggi alle soglie della tradizione storica (Abari e Aristea); e infine alcuni testi sull’enigma arcaico, altro strumento – accanto all’oracolo – del manifestarsi in parole della sapienza di Apollo.