Il punto di partenza di Brown è l’indagine psicoanalitica sull’uomo nella storia – sull’uomo, dunque, come «animale malato», secondo la formula di Hegel, soggetto e oggetto di una repressione degli istinti che si pone come fondamento della civiltà. Questo libro, insieme a Eros e civiltà di Herbert Marcuse, ha segnato l’accesso a tutto quel pensiero anti-repressivo che si è sviluppato ampiamente negli anni Sessanta. Ma, oltre che per questo aspetto ormai in certo modo ‘classico’, La vita contro la morte continua a essere indispensabile anche per altre ragioni: è la più acuta, serrata, illuminante guida a Freud che si possa usare ed è forse l’esempio più felice di ‘critica della cultura’ che ci sia venuto da un autore americano.
Il principio di realtà si presenta in questo processo come ultima istanza e invalicabile barriera. Ma la storia, nella prospettiva di Freud, ripresa qui da Brown eliminando tutte le edulcorazioni del neo-freudismo americano, è innanzitutto storia di un conflitto: fra principio di realtà e principio di piacere – e anche, nei termini dell’ultimo Freud, fra istinto di vita e istinto di morte, fra Eros e Thanatos. Ora, per Brown, nella nostra società sempre più ‘civilizzata’ la lotta tra Eros e Morte minaccia di terminare con la vittoria di quest’ultima, poiché il conflitto istintuale scatena forze aggressive e distruttive nell’individuo stesso e nella società. In contrasto con la maggior parte dei neo-freudiani, i quali rifiutano l’idea di un istinto di morte e il pessimismo che ne deriva, per poi elaborare una forma artificialmente rosea di psicoanalisi e di diagnosi della civiltà, Brown affronta coraggiosamente il problema del male, della malattia dell’uomo, e non arretra di fronte a certe ultime logiche conseguenze del freudismo che, a prima vista, possono apparire paradossali e persino ripugnanti.
Ma Freud non era stato il primo a diagnosticare il «disagio della civiltà»: e Brown sa ritrovare, con sapienza e acutezza, molti fili che, nella storia del pensiero e dell’arte occidentali, si intrecciano naturalmente al discorso di Freud: in Bosch e in Boehme, in Swift e in Blake, in Nietzsche e in Rilke. Nel rileggere il nostro passato, e individuandovi soprattutto queste sue punte visionarie, Brown riconosce che la nostra storia, dietro le palesi vittorie dell’istinto di morte, è stata anche abitata da un radicale disegno di liberazione, che a quelle vittorie si oppone frontalmente. E tutto il libro è dedicato a percorrere quel disegno, che poi proseguirà coerentemente nell’opera successiva di Brown, Corpo d’amore.
La vita contro la morte è apparso per la prima volta nel 1959.