Samhita Arni alla sola età di quattro anni imparò a leggere e si trovò fra le mani alcune tra le innumerevoli versioni del Mahabharata, l'immenso epos i cui personaggi sono da secoli noti a tutti gli indiani come gli eroi dell'Iliade e dell'Odissea presso di noi. A sette anni era talmente appassionata di quelle storie che cominciò a dettarne una sua versione alla nonna, rovesciando il normale corso delle cose. Nel frattempo aveva anche cominciato a illustrare il suo racconto. Il risultato è il libro che qui presentiamo, apparso per la prima volta a Madras nel 1996, quando Samhita aveva dodici anni.
Quello che impressiona in queste pagine non è solo la precocità dell'autrice, ma la vivezza sia della narrazione sia delle immagini, l'incanto infantile unito alla estrema precisione e raffinatezza nei dettagli. Ognuno fra le decine e decine di personaggi del Mahabharata viene individuato in modo definitivo – e anche lo sfondo dell'azione, fra palazzi, campi di battaglia e foreste, è evocato con stupefacente sicurezza.
Molti scrittori si sono cimentati, da più di mille anni, con le storie del Mahabharata, l'opera che contiene in sé tutto, lunga tre volte la Bibbia e sette volte l'Iliade e l'Odissea sommate. Ma per l'Occidente è un tesoro ancora in gran parte da scoprire, tant'è che non ne esiste una autorevole versione integrale. Così la versione di una bambina indiana di oggi potrebbe far sì che, non solo per bambini e ragazzi, ma anche per gli adulti, si schiudano le porte di un mondo che non si dimentica.