L’intero periodo creativo di Guénon abbraccia gli anni che vanno dal 1909 al 1950. Sarebbe però vano aspettarsi di trovarvi le tracce di una graduale evoluzione del suo pensiero: come Atena nasce già a- dulta e ben armata dalla testa di Zeus, così la visione metafisica di Guénon appare già compiuta fin dal primo saggio sul Demiurgo – pubblicato a ventitré anni –, in cui egli affronta il mille- nario quesito «unde malum?», rispondendo con la disinvoltura e la paziente meticolosità di chi svolga una dimostrazione di ciò che dovrebbe risultare a tutti ovvio, o desumibile da alcune nozioni universali di immediata evidenza, quali l’infinito, l’essere e il non-essere, il manifestato e il non-manifestato, l’unità e la molteplicità.
E fedele a quella visione, incentrata sugli assiomi che nelle civiltà tradizionali definiscono l’ordine del mondo e il percorso iniziatico di realizzazione spirituale, Guénon nei quarant’anni successivi si adopera instancabilmente a rettificare le confusioni di pensiero e le aberrazioni terminologiche che vede diffondersi nel mondo moderno, chiarendo i rapporti fra monoteismo e angelologia, il significato delle idee platoniche, la distinzione fra spirito e intelletto, le valenze metafisiche della produzione dei numeri e della notazione matematica, irridendo la concezio- ne profana delle arti e delle scienze o i tentativi di mettere sullo stesso piano pensiero individuale e sapere tradizionale – sempre con il geometrico rigore che lo caratterizza fin dall’inizio.