struzioni spirituali, Del distacco, Il libro della consolazione divina e Dell’uomo nobile: questi sono i titoli dei quattro trattati raccolti in questo volume; essi attingono alla grande tradizione medioevale, da Origene ad Agostino ad Avicenna, ma solo per introdurre il percorso originalissimo di Eckhart, proteso all’evento unico della Nascita: la nascita eterna di Dio nel fondo silenzioso dell’anima. La virtù suprema che dispone l’anima a tale evento è il distacco, che, svuotando il pensiero di ogni contenuto, obbliga Dio a scendere in noi con la necessità di una legge fisica, allo stesso modo in cui un liquido viene attratto in un contenitore vuoto – giacché «essere vuoto di ogni creatura è essere pieno di Dio, ed essere pieno di ogni creatura è essere vuoto di Dio».
E, come ammonisce Eckhart con quel forte, incandescente gesto che fa vibrare dalle fondamenta il linguaggio dei trattati: «Nulla sa più di fiele del soffrire, e nulla sa più di miele dell’aver sofferto; nulla di fronte agli uomini sfigura il corpo più della sofferenza, ma nulla davanti a Dio abbellisce l’anima più dell’aver sofferto. Il più saldo fondamento su cui può sorreggersi questa perfezione è l’umiltà, giacché lo spirito di colui la cui natura striscia quaggiù nella più profonda bassezza, si innalza in volo verso le supreme altezze della Divinità». Chi realizza dunque questo distacco è l’«uomo nobile» di cui parla il Vangelo: come la Grande Aquila di Ezechiele, egli sale verso il Regno al di là delle forme e delle immagini e ne prende possesso, per riportarne sulla terra il nocciolo prezioso e indistruttibile.