lo studio -attraverso un’analisi del sistema di recupero e riciclo italiano (e internazionale) di ogni materiale- mostra come queste attività costituiscano una fonte ormai indispensabile di approvvigionamento industriale nazionale e internazionale nel quadro della globalizzazione del commercio delle materie seconde.
Oltre l’importante ruolo economico, è da considerare la dimensione ambientale del sistema: il reimpiego industriale dei materiali comporta grandi benefici, primi tra tutti la riduzione dei consumi energetici e delle emissioni di gas serra.
Per ciascun materiale lo studio presenta i più recenti risultati delle analisi ambientali e di ciclo di vita e un aggiornamento delle tecnologie di trattamento dei rifiuti urbani in termini di prestazioni ambientali ed energetiche. Su queste basi, la ricerca valuta gli impatti energetici e ambientali del riciclo in Italia: minor consumo di energia pari a circa 15 milioni di TEP e minori emissioni per circa 55 milioni di tonnellate equivalenti CO2. Si tratta di valori di assoluto rilievo, perché rappresentano rispettivamente circa l’8% del consumo interno di energia e circa il 10% delle emissioni climalteranti.
I risultati di queste analisi smantellano definitivamente l’ipotesi che i rifiuti giochino ancora un ruolo secondario nell’attuale sfida economico-ambientale. Lo studio dimostra infatti che con un credibile sviluppo del riciclo (più 15% rispetto all’attuale) e con una evoluzione intelligente del sistema di gestione dei rifiuti, al 2020 si potrebbe ridurre i consumi energetici di ulteriori 5 milioni di TEP (pari al 32% dell’obiettivo nazionale di efficienza energetica al 2020) e si potrebbero ridurre le emissioni di CO2 di oltre 17 milioni di tonnellate (pari al 18% dell’obiettivo nazionale di riduzione delle emissioni al 2020).