L’indagine di Habermas – condotta con riferimento particolare a quelle società pluralistiche in cui si inaspriscono i contrasti multiculturali e agli stati-nazione in via di trasformazione definitiva verso entità di carattere sovranazionale – approda alla definizione di un universalismo sensibile alle differenze, in cui “inclusione” non significa accaparramento assimilatorio né chiusura verso il diverso, bensì apertura verso coloro che sono reciprocamente estranei e che tali vogliono rimanere.
Inoltre, tra i saggi che compongono il volume si segnala l’analisi sul futuro dello stato-nazione, in cui viene posto in discussione il concetto romantico di nazione come “comunità di destino” e unità etnico-culturale, una visione politica che rivendica il diritto all’autodeterminazione nazionale e al contempo alimenta una diffusa diffidenza nei confronti del trasferimento dei “diritti di sovranità” a entità sovranazionali. In realtà – argomenta Habermas – sono proprio le impressionanti conquiste storiche degli stati democratici nazionali, e dei principi sui quali essi si reggono, a procurarci i migliori strumenti per governare il processo verso forme postnazionali di socializzazione, un passaggio che appare peraltro ineludibile.