«Che sia dissacratore o provocatorio il suo approccio, starà a chi legge il coglierlo o il trascurarlo, secondo la propria necessità, ma ciò che importa è la volontà, che vi è inscritta, di scuotere dal sonno in cui spesso cadiamo: il sonno dell’inconsapevolezza, che ci conduce verso una triste solitudine e ancor più triste separazione da noi stessi e dagli altri.
Ch’egli ci racconti di sé può destare interesse, o indurci a credere che il suo dire sia solo una modalità narrativa per coinvolgere il lettore, o ancora pensare che i suoi didatti o supervisori siano altro da ciò che afferma, oppure suggerirci ch’egli sia stato “rapito dal terzo o dall’ottavo Cielo” e ci narri di più realtà: anche questo poco importa, poiché ciò che egli ci mostra è come nel percorso di ciascuno ci siano inquietudini, turbamenti, paure, conflitti, prove, e come nel superamento di essi, attraverso la comprensione, e non nella negazione, via sia la vera Gioia, ossia la condizione realizzativa di sé e della propria missione.
L’autore ci rammenta come per dirsi terapeuta, e quindi principio riequilibratore per chi l’equilibrio vada cercando, sia necessario aver fatto su di sé sperimentazione e aver dato inizio alla distillazione, a quel processo, che conduce a discernere il vero dall’illusorio, e ad allontanarsi dal giudizio, che impedisce la vera accoglienza».