Il lavoro di Myers riesce, con estrema chiarezza, a metterci di fronte alle motivazioni profonde delle migrazioni; la povertà, la disoccupazione, la stessa guerra, sono spesso spiegazioni del tutto insufficienti. L’enorme quantità di dati e l’accurato lavoro di interpretazione presentati in questo volume svelano i rapporti causali che intercorrono tra problemi ambientali e migrazioni di massa: se i fenomeni di degrado ambientale persisteranno con l’attuale intensità, gli effetti di un autentico esodo ambientale potrebbero rivelarsi difficilmente gestibili.
Esiste un numero sempre crescente di persone che non possono più garantirsi i mezzi di sussistenza nel luogo in cui vivono a causa della siccità, dell’erosione del suolo, della desertificazione, della deforestazione e di altri problemi ambientali. Attualmente i rifugiati ambientali sono almeno 25 milioni, ma potrebbero raddoppiare entro il 2010 o anche prima, se dovessero avverarsi le previsioni relative al riscaldamento globale.
Sebbene questo fenomeno non sia ancora riconosciuto ufficialmente da parte delle organizzazioni che si occupano di assistere i rifugiati, rappresenta un problema che potrebbe innescare una delle più gravi crisi dei nostri tempi perchè quella dei rifugiati ambientali è a tutti gli effetti anche una crisi sociale, politica ed economica.
Molti dei luoghi di cui si parla in questo volume sono già noti alle cronache (il Nord Africa, il subcontinente indiano, le Filippine) ma esistono situazioni di crisi ambientale gravissima anche in contesti insospettabili, come i Caraibi; di queste non sappiamo pressoché nulla.