La lotta per la difesa dell'ambiente non è prerogativa di questa fine di secolo: pochi sanno che il primo processo della storia contro un'azienda rea di inquinare si svolse nell'Inghilterra del 1839. A trascinare in tribunale un saponificio e a costringerlo a traslocare fu un personaggio oggi a torto dimenticato: Charles Waterton (1782-1865).
Ricco proprietario terriero, Waterton trasformò la sua tenuta nello Yorkshire in un santuario per animali e uccelli. Esplorò le foreste tropicali imparando originali tecniche di sopravvivenza; fu un'autorità nel campo dei veleni usati dagli indiani sudamericani e un esperto tassidermista. Fu antischiavista e fautore della non violenza. I suoi studi di naturalista incantarono il più vasto pubblico e appassionarono Dickens e Darwin, ma dopo la morte il ricordo del Waterton eccentrico - una vita che sembrava inventata da Poe o da Verne - soffocò quello delle sue idee e delle sue lotte.
Waterton dedicò la vita alla lotta per proteggere la natura dalla distruzione, e questo - nell'Inghilterra della rivoluzione industriale - parve quanto mai «lunatico»: un ricco signore metteva in guardia gli americani dai rischi conseguenti alla deforestazione, parlava di «inquinamento», praticava il bird watching...
Con un grande lavoro di documentazione e ricerca, l'autrice ha ricostruito la vita e le opinioni di questo ecologista ante litteram in un libro divertente e stimolante, che soprattutto - restituisce Waterton al suo giusto posto: il primo che si accorse dei pericoli dell'industrialismo, il primo ambientalista della nostra era.