Fedele al principio che l'uomo è nato libero pertanto dev'essere in grado di guarirsi da solo, Muramoto spiega come affrontare l'autodiagnosi e l'autotrattamento. I sintomi della malattia, dice, non vanno combattuti sopprimendoli o nascondendoli, vanno invece interpretati e compresi allo scopo di controllare e migliorare le reazioni di difesa del corpo. I singoli organi, poi, non vanno considerati separatamente né l'individuo va mai scisso dalla totalità dell'ambiente in cui vive, poiché quel che conta nella medicina orientale è la sintesi, non l'analisi.
Di vitale importanza è quindi l'alimentazione, intesa come reciproco scambio fra l'uomo e gli elementi vitali di cui si nutre. La dieta è considerata perciò l'unica vera "medicina" preventiva. Le cure sono in ogni caso fatte con metodi naturali (impiastri, decotti, tè ecc.), anziché farmacologici, e volte al duraturo ristabilimento dell'equilibrio globale, invece dell'effimera "guarigione" del singolo organo.
Curarsi da soli implica infatti una diversa concezione del mondo, un avvertire se stessi come organismi completi che devono essere in armonia con il proprio corpo, la propria mente e l'ambiente circostante.